LA MIA PITTURA "UNA PASSIONE INFINITA".

Cari amici, spero che mi perdonerete questo articolo sulla mia pittura più adatto per una rivista d’arte che per una trattante la pesca. Ho voluto, però, questo servizio anomalo per presentare mie opere recenti a moltissimi di voi che seguono, oltre la pesca, anche questa mia passione artistica, con costanza, interesse e apprezzamento. In ogni caso penso che anche coloro che non “bazzicano” le mostre di pittura potranno, leggendomi, conoscere meglio chi, da anni, effettua per loro servizi su servizi sul mondo acqueo.
Prestando un po’ di attenzione a quanto scrivo sarà facile arguire inoltre le motivazioni ecologiche che sono presenti e che dovrebbero essere patrimonio comune di tutti coloro che amano la natura, i pescatori prima di tutto.
Noterete che alcune mie nuove tele rappresentate nel servizio, sembrano, a prima vista, completamente diverse, graficamente più semplici e concettuali. Ho sentito l’esigenza di dipingerle poiché ero e sono sempre alla ricerca di un linguaggio simbolico che riesca, in modo minimalistico, a rappresentare le mie fonti di ispirazione e le mie motivazioni. Se le considererete con un po’ di attenzione, infatti, spero che riuscirete a trovarvi i miei motivi ricorrenti come i miei mondi onirici, gli accordi cromatici e l’equilibrio delle forme testimone di un ordine universale al quale aspiro.
Come certamente avrete notato, se siete assidui lettori di questa rivista, da anni dipingo con impegno e costanza ed espongo periodicamente nelle più prestigiose “Piazze” italiane, dal Cipriani di Venezia al G.H. Excelsior di Firenze, dal Due Torri Baglioni di Verona al G.H. di Trento, dal Tower di Bologna al Jolly di Bergamo e così via.
Questa mia scelta espositiva, invero stimolata e ravvivata dal costante successo che le mie personali di pittura riscuotono, è motivata dal fatto che, agendo in questo modo, riesco a raggiungere e a mostrare la mia pittura a un pubblico di ogni nazionalità e di ogni tipologia culturale. In queste occasioni la mia soddisfazione è grande poiché raggiungo la consapevolezza che il mio linguaggio pittorico non è limitato e compreso solo dagli abitanti di un certo territorio. Il fatto che italiani, inglesi, spagnoli, francesi, tedeschi, giapponesi, americani, arabi, ecc. ecc. restino colpiti dalla mia pittura ed entrino in sintonia con essa mi dimostra che riesco, con la mia arte, a comunicare le mie sensazioni in maniera globale, al di fuori di barriere linguistiche, culturali, etniche e territoriali, entrando in simbiosi con chi osserva i miei quadri e stimolando, così, i gangli emozionali comuni a tutti, quelli più intimi e ancestrali, realmente universali.
Tutti nel mondo sentono il fascino del colore essendo le armonie cromatiche parti integranti irrinunciabili nell’individuazione e nella concretizzazione di quanto vediamo sia a livello conscio che inconscio. Il colore, infatti, è importante come e forse di più della forma. E’ la prima cosa che il nostro occhio percepisce anche da lontano e solamente dopo, passando da una osservazione del tutto istintiva a una più “ragionata” e voluta, si cominciano a distinguere le forme che, poi, solo da ancora più vicino acquistano significato e personalità.
Per questo motivo, nei miei quadri, i colori e la loro interazione sono elementi leader. Sono gli stimoli emozionali che, per primi, colpiscono l’intimo di ogni persona, superano ogni barriera e entrano subito in comunicazione con chi li osserva.
Nei miei quadri i colori mi rappresentano appieno, sono tinte a volte gioiose ed esuberanti e altre più morbide e sognanti, sempre positive, rappresentative sia della gioia di vivere che del mondo di pace e di equilibrio al quale il mio animo si ispira. Io quasi sempre, uso tinte piane (non sfumate) che faccio interagire come fossero lettere di una sorta di linguaggio cromatico.
Alcuni critici affermano che questo utilizzo delle tinte è rappresentativo del mio ordine interiore, della mia propensione a considerare ciò che mi circonda in modo pragmatico e senza tentennamenti, del mio possedere convinzioni certe, maturate e costruttive.
Io penso di essere proprio così, magari spesso sbaglio nelle mie considerazione ma sempre, sono sincero, in buona fede.
Nei miei quadri, sempre in sintonia con il mio essere, la purezza del tratto interagisce con i colori piani e decisi dando vita ad una immagine che, benché idealizzata e sognante, ha la concretezza di una realtà alternativa. Ogni soggetto presente, dalle figure umanoidi a quelle animalesche, benché sempre incompiuto e in perenne evoluzione, ha una sua personalità forte e decisa rappresentativa non tanto il singolo individuo quanto il concetto idealizzato del gruppo di appartenenza.
I mondi onirici sempre presenti, costituiscono, a volte, lo sfondo sul quale si svolge l’azione e, spesso, sono racchiusi e delimitati nelle forme dei soggetti principali come parti integranti, elementi imprescindibili dagli stessi. Accade, quindi, che l’ambiente desiderato, sognato e idealizzato, sia così visceralmente legato all’individuo da costituirne la ragione stessa di vita e della identificazione del suo essere.
In effetti è per me impossibile il pensare che il mondo animale possa agire autonomamente al di fuori di quello ambientale e penso il loro rapporto così stretto e interdipendente da considerare ogni singola componente della realtà come parte di un tuttuno, di un unico magnifico e armonioso organismo vivente. Un organismo mai statico e immutabile nel tempo ma sempre in continua evoluzione.
Nella nostra realtà, infatti, tutto testimonia questa continua e perenne mutazione, nulla è mai uguale a se stesso e ogni rapporto causa-effetto è mirato ad un miglioramento e ad una funzionalità destinata al raggiungimento di una perfezione trascendentale.
Gli esseri umani, quando riescono a dare il meglio di se stessi, ne sono la testimonianza. La loro capacità di sognare e di plasmare la realtà, di migliorarsi e di migliorare quanto li circonda, di considerare più importante l’etereo aspetto della spiritualità di quanto sia la concretezza del corpo è la cosa più nobilitante, la quintessenza della evoluzione.



Francesco Venier